FRANCESCO FEBBRARO – la storia
C’era un ragazzo che come me…no, quella è un’altra storia. Ma ha molto in comune con la storia che sto per raccontarvi, soprattutto i sogni e le speranze.
C’era un ragazzo che sognava di fare l’architetto, per costruire edifici e quartieri. Li immaginava belli, armoniosi, ordinati e felici.
Ma i bei sogni predispongono spesso ai peggiori risvegli. Il ragazzo però non intendeva permettere a nessuno di allontanarlo dai suoi obbiettivi. Forte di quella meravigliosa miscela di aspirazioni professionali e ideali politici di uguaglianza giustizia ed equità sociale che accompagna sempre i giovani di belle speranze, non temeva né delusioni né sconfitte. E non si arrendeva. Nemmeno quando ai concorsi di progettazione vinti faceva seguito la delusione dei progetti mai realizzati o quando si imbatteva in quella melma di sedicente politica che è solo potere, contro la gente.
Non voleva arrendersi nemmeno a suo padre che, da bravo “terrùn”, gli consigliava di lasciare perdere i sogni per cercarsi un lavoro vero, magari fisso, meglio se sicuro.
Un lavoro dipendente? Bleah, che schifo! Lo dicono tutti i giovani.
Ma la vita riserva tante sorprese. Non tutte sgradevoli.
Si ritrova così, quasi per caso, a vincere un concorso che lo porta a capo dell’ufficio tecnico di un piccolo comune; per giunta con un nome che, per colpa di certi filmetti di serie B degli anni ’70, è sinonimo, per antonomasia, di scadente: Zagarolo.
Eppure…è un autentico colpo di fulmine!
Non solo con il paese, che è bellissimo, ma soprattutto con quel lavoro. L’esatto opposto di tutto ciò che gli avevano fatto credere sul pubblico impiego. Descritto come una specie di porto delle nebbie, dove i dipendenti pensano solo al proprio tornaconto e cercano di lavorare meno possibile per arraffare di più. Nulla di tutto questo. Un’esperienza non del tutto gratificante o stimolante, né soddisfacente, ma che gli è essenziale per studiare, capire, imparare. Una vera gavetta. Capisce che quel lavoro, se fatto bene, con passione, impegno e fantasia può consentirgli di crescere professionalmente e di misurarsi con qualunque problema. Qualcosa che nessun altro lavoro avrebbe potuto dargli. Almeno non senza una famiglia alle spalle.
Un colpo di fulmine che giorno dopo giorno, tra delusioni e successi, insoddisfazioni ed entusiasmi si trasforma in un vero amore. Non ricambiato.
Fino a quando non incontra lei, il grande amore: Roma.
Non aveva mai osato pensare a lei. L’aveva sempre guardata come qualcosa di irraggiungibile, a volte l’aveva spiata nei vicoli del centro nelle notti d’estate, sofferto per lei nel vederla così maltrattata da chi avrebbe dovuto curarla come una regina. Sfruttata come una donna da marciapiede.
Ma la realtà, a volte, assume l’aspetto delle favole e le fate quello dei sindaci col motorino.
Si ritrova così finalmente a contatto con lei; può assisterla, curarla, servirla. Può dare il suo piccolo contributo per farla tornare ad essere una vera regina.
Non è facile all’inizio. Troppi anni d’incuria, di maltrattamenti, di sfruttamento. Ancora piagata dalle sanguisughe che ne avevano spremuto le carni per ingrassare alle sue spalle, sciatta e disperata. Ma egli non è solo nel suo desiderio di vederla rifiorire.
Sono tante le energie necessarie e, come nella favola di Cenerentola, tutti si impegnano con passione ed entusiasmo, dai topolini operosi ai Consiglieri di corte. Condividono un sogno mettendo in campo tutta la forza e la caparbietà di cui sono capaci i “ragazzi” quando sono chiamati a mostrare il loro valore.
La cura, possenti iniezioni di onestà, competenza, dedizione, passione e fantasia, ha dato i suoi frutti.
La città più bella del mondo è tornata a farsi ammirare e a mostrarsi in tutto il suo splendore. Di nuovo meta ambita del turismo internazionale per capacità d’accoglienza, incredibile diversificazione dell’offerta culturale, rinnovata efficienza.
Lavoro finito dunque? Niente affatto.
Occorre ora un ulteriore salto di qualità. Sono chiamati a raccolta tutti coloro che amano Roma. Tutti insieme per trovare idee che prefigurino e costruiscano il futuro prossimo, per individuare le cause dei residui punti deboli, per ascoltare le necessità delle minoranze, per stringere e rinsaldare i legami della comunità cittadina e sostenere gli sforzi dell’Amministrazione.
Per la Roma di domani… e per la favola di tutti i “ragazzi” che vorranno continuare questa meravigliosa storia d’amore.
Francesco Febbraro nasce a Napoli il 25 marzo 1952.
A diciannove anni si iscrive al PCI sviluppando esperienze nel partito e nelle istituzioni romane.
Nel 1978 si laurea in Architettura presso l’Università degli Studi “La Sapienza” con tesi in restauro dei monumenti sul tema della musealizzazione urbana: “Intervento su Piazza Augusto Imperatore e l’impianto dell’Ara Pacis a Roma”.
Segue e sviluppa ricerche sui temi del restauro e della musealità e su tali temi inizia l’attività didattica collaborando al corso “Restauro dei Monumenti” del prof. F. Minissi.
Nell’attività professionale approfondisce le conoscenze nel settore del recupero urbano, e sviluppa progetti di edilizia sia pubblica che privata.
Presidente e Direttore tecnico del consorzio L.A.N.Ag. matura esperienze nel mondo cooperativo.
Partecipa e viene premiato in concorsi di progettazione per attrezzature collettive.
Dal 1982 al 1988 è Consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma con la delega per la Protezione Civile e fa parte di Commissioni di studio sull’attività della Pubblica Amministrazione.
Dal 1982 al 1990 dirige l’Ufficio tecnico del Comune di Zagarolo, dal 1990 al 1994 quello di San Cesareo.
Nello stesso periodo è membro della Commissione Edilizia del Comune di Roma.
Nel 1994 si trasferisce al Comune di Roma dove partecipa all’esperienza della prima giunta Rutelli come coordinatore tecnico della Ripartizione XV- urbanistica ed edilizia privata.
Dal 1998 è Direttore dell’Ufficio Concessioni Edilizie del Comune di Roma e dal 2000 Direttore del Dipartimento IX “Attuazione degli Strumenti Urbanistici”.
Ha pubblicato con l’Avv. Riccardo Delli Santi Codilex Urbanistica Roma ed il Compendio Normativo dell’edilizia del Comune di Roma.
Ha coordinato la pubblicazione “Vademecum edilizio” del Comune di Roma.
E’ docente di legislazione delle opere pubbliche nell’edilizia del corso di laurea in gestione del processo edilizio alla Facoltà di Architettura di Valle Giulia e come esperto della materia urbanistica ed edilizia collabora a corsi di aggiornamento professionale.
Cura sull’emittente romana Radio Radio la rubrica “Esser&città” .
Titoli, operosità scientifica, attività di progettazione e pubblicazioni (vedi curriculum)
NASCE “FEBBRAROXROMA” – Vi ricordate?
Perché un altro sito su Roma, o, peggio ancora, “per” Roma? E perché mai proprio io?
Semplice: perché qualunque cosa si faccia o si dica “su Roma” e “per Roma” non è mai abbastanza.
Almeno per chi, come me, ha per lei un sentimento forte e sincero, un vero Amore, incondizionato.
A questo si aggiunge il privilegio di essere “uno strumento” al servizio di Roma, né politico di turno, né “capopopolo” ambientalista.
Questa mia posizione può garantire, meglio di qualsiasi dichiarazione di principio, che non utilizzerò gli argomenti dell’ambientalismo per asservire la politica, né quelli della politica per asservire l’ambientalismo.
Ma perché dovreste fidarvi e credere che il nostro percorso sarà trasparente, aperto e senza pregiudizi di parte?
Semplicemente perché sarà un percorso che faremo assolutamente “insieme”, senza leader, senza preconcetti, senza teorie precostituite.
Un percorso per cercare la “coscienza” di agire per il meglio di Roma. Di chi ci vive ora e di chi ci vivrà domani. Un percorso per abbandonare con umiltà quella “conoscenza” che troppo spesso diventa assunzione (e presunzione) di verità assoluta. Mai messa in discussione e mai superabile se cresciuta sull’errore.
“In molti casi”, ci dice Bolingbroke, compagno di discussioni di Voltaire, “se gli esseri umani avessero appreso meno, il loro cammino verso la conoscenza vera sarebbe stato più facile e veloce. Perché è decisamente più facile procedere dall’ignoranza alla conoscenza, piuttosto che procedere verso di essa a piccoli passi, dove ogni nuova partenza è una conoscenza parziale e per questo inevitabilmente limitata dall’errore…”. Una conoscenza intorno alla quale, però, l’uomo costruisce le proprie certezze ed i propri privilegi, rendendo molto difficile metterla in discussione per costruire una nuova partenza.
Ma questo è quello che tenteremo di fare qui: mettere in discussione le nostre “verità”, aprirci al confronto con il coraggio di vederle consolidate o magari sgretolate. Sarà il primo passo per lasciar crescere un pensiero costruttivo e libero.
Una strada difficile da intraprendere e forse proprio per questo intrapresa raramente.
Troveranno spazio tante idee e tanti punti di vista. Un tentativo per uscire dalla palude sclerotizzata di un dibattito sulla città nel quale si è smesso di pensare.
Una sfida a contrapporre, senza compromessi e mediazioni, il “buon senso” al “senso comune” imperante.
Un invito ad uscire dai “salotti” per tornare nell’Agorà, luogo della democrazia per eccellenza.