La vicenda politica del sindaco Marino e, di conseguenza, della sua amministrazione, sta assumendo toni farseschi e ricorda un po’ la commedia dell’arte.
La differenza sostanziale e che qui gli attori, oltre a non avere una linea definita di comportamento, non hanno nemmeno uno straccio (un canovaccio se fosse commedia dell’arte vera) di logica sulla quale basare la propria interpretazione. Improvvisano, questo è vero, ma privi di buona parlantina, a parte la Meloni che straparla, litigando ormai con tutti, persino con i suoi.
Anche questo spettacolo si svolge più nelle piazze e nelle strade che non nelle sedi deputate, e il pubblico partecipa attivamente alla recitazione. Ecco, il pubblico è la parte di maggiore interesse. Chi sono coloro che scendono in piazza, anche se solo nella piazza del Campidoglio dove entrano oggettivamente poche persone?
Molte sono persone in buona fede, convinte che non si debba perdere un Sindaco che ai loro occhi appare onesto e buono. Altri sono i militanti che su Marino avevano puntato le loro speranze di ottenere risultati di loro gradimento. Altri ancora sono persone di sinistra che temono tanto il ritorno della destra, anche se improbabile, quanto l’avvento, molto più probabile, dei Cinquestelle. Infine ci sono quelli che trovano interessante partecipare in modo attivo alla “allegra” resa dei conti all’interno del PD romano.
Tra questi, tuttavia , non sembra esserci nessuno che voglia guardare in faccia la realtà romana. Perché, parliamoci chiaro, il bilancio di questi due anni di amministrazione Marino è decisamente deludente.
Talmente deludente, e a tratti negativo, da indurre le persone ragionevoli, che amano Roma più del loro schieramento politico, a chiedere di voltare pagina, facendo piazza pulita di giochetti, combriccole, salottini e interessi minuti, per provare a guardare più lontano. Anche passando, se necessario, attraverso un faticoso periodo di penitenza elettorale.
Chi non accetta di vedere questa realtà (perché nessuno può essere così cieco da non vederla) vorrebbe che Marino rimanesse. Ma servirebbe solo a prolungare l’agonia di Roma. Perché difficilmente Marino potrebbe fare domani ciò che non è stato capace di fare fino a ieri.
Chi nasce rotondo non muore quadrato, ammonisce un vecchio adagio, quindi inutile pensare che le cose possano migliorare. Tanto meno dopo questo scontro, che non ha precedenti nella storia della moderna Roma repubblicana.