Marino: vittima o carnefice?

Archivio Agorà

Alcuni stimabili cittadini romani si sono impegnati in una raccolta di firme, arrivando in poco tempo a 45 mila, per scongiurare le dimissioni del Sindaco Marino, nella convinzione che esse siano la conseguenza di un’aggressione mediatica senza precedenti e della saldatura tra i “giochi di potere” all’interno del PD e i cosiddetti “poteri forti”, sempre evocati quando non si riesce a comprendere del tutto la realtà delle cose.

Ma le dimissioni di Marino, causate dalla vicenda ridicola – ma non per questo meno grave, se fosse confermato l’uso illecito delle carte di credito – degli scontrini dei ristoranti, arrivano, secondo molti, tardive, dopo un lunga e insopportabile sequenza di errori nella gestione della macchina capitolina. Errori, e questo è il dato peggiore, determinati da scelte inizialmente giuste, che hanno prodotto, nella loro superficiale e presuntuosa gestione, gli effetti negativi che tutti gli contestano. Proviamo a ricordarne alcuni.

  • La decisione di confermare a capo della macchina comunale un Segretario Generale, scelto da Alemanno, che di Alemanno aveva assecondato tutte le decisioni. Fu quel segretario, accusato poi da Gabrielli di inettitudine (che è parente intima della connivenza) a decidere quali dirigenti dovessero essere messi nei posti chiave. Marino disse: “Non metteremo i nostri amici a dirigere gli uffici”. Giusto. Ma se non ascolti nessuno e lasci che siano gli amici di Alemanno a decidere per te, col risultato di trovartene poi molti indagati (alcuni persino arrestati, se giustamente o meno ce lo diranno i processi) vuol dire che o sei stupido o sei incapace.
  • L’incapacità di controllare la macchina amministrativa, risolta con la scelta di facciata di nominare un “assessore alla legalità” (roba da pazzi!) anziché fare l’unica cosa necessaria, banale ma risolutiva, di predisporre gli strumenti di controllo in grado di rilevare le incongruenze nei procedimenti amministrativi, istituendo, nel contempo, un ufficio per “ascoltare” i cittadini che si ritengano oggetto di vessazioni o disservizi. Il risultato è stata l’instaurazione di un clima da “caccia alle streghe” che non ha certo fermato i furbi, ma ha prodotto la quasi totale paralisi della macchina capitolina.
  • La decisione tanto giustamente determinata, quanto irragionevolmente attuata, della (pseudo) chiusura di via dei Fori Imperiali. Decisione presa sulla pelle dei residenti e dei commercianti della zona, soprattutto di via Labicana, senza un minimo di progetto articolato e senza alcuna consultazione popolare. Altrettanto giusta, ma non ragionata nella sua attuazione, la chiusura del tridente, che ha fatto imbestialire gli abitanti e gli operatori economici del centro consultati poco e male. Con effetti positivi per chi, come i turisti, passeggia nel centro, ma per nulla digerita da chi nel centro lavora e vive. Se non ascolti i tuoi concittadini elettori ma solo le tue amiche professoresse americane, o sei stupido o sei incapace.
  • La decisione di selezionare, apparentemente senza ascoltare nessuno, ma ascoltando evidentemente qualche amichetto fidato, una Giunta e dei presidenti di commissione, scelti tra personaggi politicamente deboli o inadatti, alcuni dei quali finiti poi in carcere e indagati. Con la conseguenza di dover cambiare continuamente le persone che avrebbero dovuto amministrare la città. Se decidi di fare il sindaco di una città che non conosci e non ascolti le persone che la città la conoscono bene, o sei stupido o sei incapace.
  • L’incapacità di dare seguito al programma per il quale è stato eletto, ad eccezione delle parti (come per le unioni civili) che non richiedevano sforzo organizzativo o amministrativo. Al punto da indurre il presidente dei costruttori romani (che volenti o nolenti sono l’industria romana) nella sua assemblea annuale, a definire il primo anno di amministrazione Marino “Un anno di niente”, pregando semplicemente il Sindaco a “dare attuazione al suo programma senza indugi ulteriori”.
  • E poi la lunga lista di figuracce accumulate, condite da bugie fanciullesche, quindi insopportabili: dalla panda rossa parcheggiata dove gli pareva (dicendo “non è mia”) alle continue trasferte all’estero per promuovere se stesso (per incontrare investitori, diceva, ma ne avete visti poi arrivare?) o addirittura per dare consulenza sui grandi eventi, come se egli ne avesse mai gestito uno di quegli eventi. Per non parlare dei falsi inviti, che hanno indotto persino il Papa a smentirlo. Risultando troppo spesso assente nei momenti determinanti per la città, come quando sosteneva di dover andare in vacanza all’estero per ragioni di sicurezza.
  • Infine la storiella degli scontrini. Una goccia, a pensarci bene, ma sufficiente a fare traboccare il vaso già colmo di idiozie. Una goccia comunque velenosa per chi pretendeva di ergersi a baluardo della legalità.

Che altro doveva combinare Marino per convincere tutti che era ora che si facesse da parte?

Ora in molti parlano di congiura, di coltellate alla schiena o di tradimenti dell’elettorato. Ma non è così, purtroppo. Renzi e il PD l’hanno sostenuto finché è stato possibile, sollecitandolo a dimostrare di saper governare la città. Gli hanno dato uomini e dirigenti per mettere in regola Ostia, gli hanno affiancato Causi per tenere sotto controllo i conti comunali, l’hanno sopportato persino quando, del tutto autonomamente, cercava alleati per rafforzare la sua maggioranza. Si può parlare di tradimento degli elettori o di congiure? Forse no.

Invece, se è vero che Marino, dopo essersi dimesso, ha parlato di “sacco da vuotare, facendo tutti i nomi di chi gli ha chiesto qualcosa” (e saremmo curiosi di sapere chi e cosa); che  sta pensando a una sua lista autonoma per partecipare alle prossime elezioni comunali, mettendo nei guai il PD, allora si che si potrebbe parlare di tradimento e persino di ricatto.

Certo, per i militanti di sinistra l’idea che si possa consegnare la Capitale ai Cinquestelle o, peggio ancora per alcuni, alla Meloni, amichetta da sempre di Alemanno, con tutto quello che ne consegue, deve essere insopportabile. Ma con chi vogliono prendersela se non con i loro dirigenti e con il loro inadeguato sindaco?

Sono molti coloro che, avendo confidato in Marino per far rinascere Roma, sono oggi delusi. Ma sono purtroppo molti anche coloro che non sono delusi ma arrabbiati, perché avevano capito da subito che con Marino al comando non si sarebbe andati lontano. Persino a prescindere dal trauma di “Mafia Capitale” che, senza colpe di Marino, è stata la mazzata definitiva.

Ora si deve guardare avanti, sperando che la squadra dei Commissari riesca a gestire al meglio il Giubileo che incombe. In fondo serve solo una gestione tecnica; anche se, purtroppo, spesso i tecnici si ingolosiscono, appassionandosi al loro ruolo (Monti insegna) finendo col pretendere di fare i politici. Lasciando cumuli di macerie.

Si deve guardare avanti, sperando che l’elettorato, al momento di scegliere il nuovo sindaco,  si affidi al cervello più che alla pancia. Ma non sarà per nulla facile.

Resta il ricordo, tristemente malinconico, di un Sindaco che avrebbe potuto fare molto, se solo fosse stato più attento, più sincero, più lineare e anche più umile. Ma  non sarebbe stato Marino.