Scambio ruoli: Giorgia Meloni, leader della Destra potrebbe esserlo anche di una sinistra scomparsa

30 Ottobre, 2022 | Agorà

Senza scomodare Gaber, la confusione dei ruoli è notevole. Non a caso le periferie romane votano la destra mentre la sinistra vince nei quartieri dell’alta borghesia.

Senza scomodare Giorgio Gaber, che già decenni fa si domandava cosa fosse di destra o di sinistra, possiamo affermare senza dubbio che ormai la confusione dei ruoli è notevole. Non a caso le periferie romane votano la destra mentre la sinistra vince nei quartieri dell’alta borghesia. Le ragioni di questa mutazione genetica sono molte, ma nessuno è riuscito ancora a spiegarle tutte. Il modo col quale la sinistra e il PD stanno affrontando la discussione su come uscire dalla propria crisi di consensi, concentrandosi sulla figura del leder più che sulla strategia politica, non è di grande conforto. Così come non sembrano adeguati a riconquistare il consenso i fragili argomenti retrodatati che l’opposizione di sinistra contrappone al nuovo Governo. Ma la soluzione della crisi identitaria della sinistra riguarda tutti, perché appare indispensabile alla salute della nostra fragile democrazia.

Meloni di Destra e Sinistra

Giorgia Meloni, in qualche modo, è un’altra dimostrazione di questa contraddizione. Che il nuovo Premier sia di destra non è certo in discussione, ma avrebbe tutte le caratteristiche per essere, quantomeno in astratto, un leader della sinistra, quella di una volta ovviamente. Cresciuta alla Garbatella, quartiere tra i più popolari della Capitale, dove la sinistra è da sempre presente e radicata, è una giovane donna che, senza l’aiuto della famiglia, date le modeste origini, è riuscita ad arrivare, dopo una lunga gavetta, dove nessuna donna italiana era mai arrivata. Una donna che ha fatto fronte al gravoso impegno di madre, senza minimamente rinunciare all’impegno politico, che l’ha portata a essere in breve tempo il leader indiscusso del primo partito italiano.

La coscienza sporca della Sinistra

Giorgia Meloni è una persona capace, preparata, coerente, facile da capire, senza mai essere banale, anche quando parla dei complessi problemi di politica nazionale e internazionale. In questo ricorda i leader della sinistra di una volta. Forse è per questo che la sinistra non può digerirla, aggredendola sempre e comunque. Ella mette a nudo, senza volerlo, la coscienza sporca di quella parte della sinistra che preferisce i figli di papà ai figli del popolo, le amichette di partito alle militanti di base, la cooptazione alla gavetta, il cachemire alle mani sporche di terra, la visione elitaria e radical-chic all’ascolto dei problemi concreti dei cittadini.

Nemici dentro e fuori

Ma i nemici di Giorgia Meloni sono anche all’interno della sua coalizione, nella quale prevalgono spesso il nepotismo, il famiglismo, la cooptazione per meriti aziendali o estetici più che politici e il maschilismo, tenuto faticosamente a freno. Giorgia ha per tutti loro troppi difetti: non è malleabile, non cerca facili consensi, dice le cose come sono, non si nasconde dietro le metafore e sta con i piedi ben piantati per terra affidandosi ad un solido pragmatismo.

Classe dirigente cercasi

In più sembra pienamente cosciente dei limiti della sua classe dirigente. Una classe dirigente che la destra, inclusa quella liberale di Berlusconi, non è stata capace di costruire nemmeno quando aveva le possibilità per farlo. E questo è uno dei tanti problemi che affliggeranno questo Governo. Ce ne siamo accorti quando il Premier incaricato ha cercato affannosamente e senza successo, di acquisire al nascente Governo alcuni tecnici di indiscusso valore.

Il Governo, come sempre, sarà chiamato a indicare i nomi di persone che dovranno occupare poltrone, molto prestigiose ma altrettanto impegnative, di Aziende ed Enti di Stato di vario livello. Riuscirà Giorgia a trovare le persone adatte a ricoprire quei ruoli, arginando le aspettative, legittime ma a volte mal poste, di coloro che aspirano ad occupare posti tanto prestigiosi quanto inadatti alle loro capacità? Riuscirà il nuovo Premier ad onorare le “cambiali” dei suoi sostenitori senza subire ricatti e bloccando le richieste irricevibili?

La solitudine dei primi

La carriera politica di Giorgia Meloni non deve essere stata facile e siamo portati a pensare che abbia dovuto spesso remare da sola per risalire la corrente. Ma questa volta la sua solitudine appare maggiore, perché è la solitudine di un numero primo. Essere primi per merito, nel nostro Paese è abbastanza scomodo e sappiamo bene che l’invidia e la gelosia di amici ed alleati hanno minato in passato la compattezza di Governi che sembravano più solidi di questo.

Ma, al di là dell’orientamento politico di ciascuno di noi, dobbiamo sperare che questo Governo duri abbastanza da risolvere, approfittando del grande consenso che accompagna il primo Premier donna della nostra storia, almeno alcuni dei nodi irrisolti del nostro Paese: semplificazione della burocrazia, rilancio dell’imprenditoria e degli investimenti per la ricerca scientifica e tecnologica, sostegno dell’occupazione giovanile, regolamentazione dell’immigrazione.